martedì 7 febbraio 2012

Una ragazza seduta nella fila davanti a me. Avrà avuto vent'anni. Tanti ricci nei capelli, un fisico non proprio perfetto. Una borsa lasciata semiaperta, da cui si scorge... un santino con una “Orazione a san Giuseppe”. Più sotto qualcosa che sembra una corona del rosario tutta consumata. Vent'anni, amante della musica classica, cattolica. Mi ricorda la mia collega cattolica. Anche lei aveva quel non so cosa che la rende più attraente, più interessante, benché non proprio una fotomodella da urlo. Quel “non so che” potrebbe essere il fatto che per motivi di coscienza non è una che va di letto in letto. Non è una puttanella qualsiasi. Vent'anni, donna, non puttanella: è qualcosa che si può capire solo quando si è alla ricerca di qualcosa di molto più grande di una buona scopata. Ossessionati dall'idea di dover scopare, trombare e ancora scopare, gli uomini perdono di vista le cose della vita. E si avventurano in storie “amorose” con donne abituate a trombare qua e là, cioè abituate a tradire, e che anche quando decidono di mettere la testa a posto e organizzarsi una vita seria prima o poi ricadono nell'abitudine giovanile (cioè quella di prima della menopausa): “concedersi”, pensando di essere “adulte” e “libere” nel farlo. Una volta il matrimonio normale era sposarsi illibati. Casti. Fors'anche vogliosi di scopare, ma mantenuti casti fino al matrimonio. Sì, costava qualche fatica, però garantiva risultato. All'epoca non si diceva “scopare”, non si parlava di “trombate”, era la vita matrimoniale e basta, era il “finché morte non vi separi”. Così, dalla cosiddetta “prima volta” in poi, era un conoscersi, uno scoprire qualcosa di nuovo, di assolutamente esclusivo, qualcosa che nessun altro al mondo aveva già assaggiato. Il sesso era qualcosa di così riservato e intimo, che nessun altro al mondo avrebbe potuto sapere, capire o intuire la “magia” della prima volta, e della seconda, e della centesima, e della millesima... Ci si adeguava a vicenda, nelle caratteristiche di entrambi, le capacità, i ritmi, le delicatezze, un mondo nuovo, esclusivamente per lui e lei... Un altro pianeta, proprio un altro pianeta rispetto all'epoca odierna, fatta di trombate “da performance”, da “servizi particolari”, da necessità di “ravvivare il rapporto”, da urgenza di boicottare i ritmi naturali (con viagra, preservativi, pillole, creme, arnesi vari). All'epoca era sesso, ma da sogno. Era come arrivare a digiuno ad un pranzo luculliano (invece oggi si arriva già sazi e alla ricerca di stranezze e stuzzichini). Era qualcosa che oggi solo i più romantici possono sognare (e comunque anche i più romantici, appena sono nudi come vermi davanti alla propria donna, hanno l'urgente preoccupazione di esibire “performance”, di farla “impazzire”, eccetera: posson anche sognare, ma in fin dei conti al momento di “fare” sono uguali a tutti gli altri). Certo, oggi tante ragazze “religiose” sono in realtà volgari troiette ipocrite che cercano solo di alzare il prezzo. Ma quella lì al concerto no, non doveva esserlo, non poteva proprio esserlo. Una troietta non può riuscire a tenere con delicatezza un'immaginetta di san Giuseppe nella sua borsa (il santo della castità) senza farlo apparire un orpello da esibire.

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